venerdì 25 novembre 2011

Storia di un trauma infantile

Tra i primi ricordi che ho dell’infanzia uno è particolarmente vivido dal punto di vista emotivo, avendo scoperto ben presto cosa possa significare essere abbandonato.
Era prevista una visita dalla nonna, nella profonda Puglia.
Ovviamente il viaggio si sarebbe fatto in treno, così da poterci confondere, una volta arrivati, con i nativi del posto, sporchi e puzzolenti…o forse no.
Fatto sta che gioioso e trotterellante vado con i miei alla stazione, o forse triste e sconsolato, i particolari sono piuttosto confusi, permettetemelo.
Saliamo sul treno, io mia madre e mia zia, così da poter caricare le valige, solitamente mezze vuote all’andata e strabordanti (di ogni genere di leccornie) al ritorno.
”Mamma Patte!”
Mia mamma si attarda sul binario assieme a mio padre e forse qualcun altro.
”Mamma!”
”Ora salgo ora salgo, tranquillo.”
Il treno fischia.
”Mamma!”
Le porte si chiudono e vedo mia madre sparire.
Ricordo benissimo la sensazione di abbandono che ho sentito, una sensazione viscerale e che credo mi abbia seguito per diversi anni.
Ho pianto un bel po’ durante il viaggio. C’è chi dice che poi in Puglia da mia nonna me la sia spassata alla grande (Tra tonsille infiammate e sciroppi al limone e alla fragola [Sospetto che in realtà  mi volessero semplicemente drogare]).

mercoledì 9 novembre 2011

Tesiste accattivanti e sbornie imbarazzanti

Le figuracce non sono mai abbastanza e ieri ovviamente mi ci sono dedicato con particolare zelo.
Vado a fare un esperimento (Suppongo di tipo cognitivo) per una tesista della mia università.
Mi si presenta questa sexy laureanda con un paio di shorts vertiginosi e degli occhialini da maestrina che sono tutto un programma. Inizia a spiegarmi come funziona l’esperimento, facendomi sedere su una sedia e spegnendo la luce (Ovviamente la mia fantasia galoppa alla grande, trasformando il possibile inizio di un film porno in una triste storiella in cui il ragazzo declina le attenzioni della sexy ricercatrice.)
L’esperimento si divide in due parti, nella prima mi compariranno sullo schermo delle stringhe: Una parola, una serie di immagini o una serie di punti e linee di cui dovrò indicare con il click del mouse il centro. Ovviamente nel minor tempo possibile e nella maniera più accurata.
Premettendo che non avevo le lenti a contatto e che ho clickato un po’ “ad minchiam”, ho sperato che l’esperimento finisse il prima possibile.
Seconda parte dell’esperimento: dovrò ascoltare delle parole di cui dovrò individuare la lettera centrale. (tempo massimo: 5 secondi)
Inizia l’esperimento, gasatissimo rispondo rendendomi conto di non fare così schifo.
Vulcano, cratere, demonio, diavolo, Sbor…nia.
Da quel momento in poi la situazione ha iniziato a degenerare.
Io sghignazzo, cercando di trattenermi.
Lei ridacchia imbarazzata.
L’esperimento continua con me che sparo lettere a caso ormai completamente rapito da quell’orribile parola che mi pulsa nella testa.
Ovviamente, anche quando la ragazza, palesemente imbarazzata, ha cercato di spiegarmi lo scopo dell’esperimento, io non riuscivo a smettere di sghignazzare, più per l’imbarazzo, che per la parola in sé.

Glael: Ho fatto una figura di merda.
***: Sei scoppiato a ridere quando hai sentito Sbornia?
Glael: Sì.
***: Lo sapevo. (Espressione di amarezza sul viso.)

domenica 6 novembre 2011

Non ne possiamo più della Sarah Scazzi di turno! Sicuri?


Ogni giorno ci lamentiamo di come siamo perennemente bombardati dai media, per interi mesi, con storie cruente e piene di intrighi familiari/affettivi, a nostro avviso, di dubbio interesse.
E’ vero, non se ne può più, ne abbiamo le scatole piene di sentir parlare di soubrette che si danno al porno fatto in casa, orribili omicidi, e amanti impazzite che uccidono la moglie del loro uomo (loro?).
Perché i giornali continuano a propinarci storie su storie, con una traccia di base identica, quando a noi invece interessa solamente sapere quali saranno le sorti economiche dell’Italia e come risolvere complesse situazioni di disagio sociale?
Innanzitutto, il giornale non lo scrivono solo per me o per te o per loro. Un giornale vuole essere rivolto a tutti, un quotidiano d’informazione sia ben chiaro.
Prendiamo il caso di un giornale accessibile a tutti, un giornale metropolitano gratuito come City o Metro. Non nascondiamoci dietro un dito, vogliamo ostinarci a dire che non buttiamo un occhio sull’articolo riguardante un omicidio, magari condito anche da una qualche scandalosa storia sessuale?
Ammesso e non concesso che magari non andrete a cercare volontariamente l’articolo tra le pagine del giornale, dubito fortemente che non leggerete almeno le prime righe dell’articolo (Special modo se fresco fresco di stampa).
A proposito di ciò c’è un caso emblematico che ha coinvolto il quotidiano “News of the World” che dopo il ’45 contava 7 milioni di lettori per il numero della domenica. Il taglio degli articoli era proprio del tipo contro cui ci scagliamo regolarmente, le famose 3S: Sesso, Sangue e Soldi.
Ebbene questo quotidiano fece un’indagine statistica chiedendo alla gente cosa leggesse del giornale. Ovviamente una buona maggioranza rispose dicendo di leggere gli articoli seri e non gli altri. Il giornale cambio la propria linea editoriale e in capo a due settimane la tiratura era diminuita di 500mila copie, inutile dire che il direttore fu licenziato in tronco e il giornale torno al suo solito approccio.
Perché tutto questo? Ipocrisia, gusto per il macabro, mancanza di alternative perché i quotidiani ci propinano solo questo?
Sull’ultima ho seri dubbi. I giornali sono interessati a vendere, e devono vendere qualcosa di appetibile, che attiri, che interessi i lettori. Dubito fortemente che pubblichino articoli che non interessino i propri lettori.
Forse, leggere questi articoli non fa altro che soddisfare il desiderio di “avventura” di molta gente nella sicurezza del loro posto a sedere sul mezzo che li porta a lavoro.

venerdì 4 novembre 2011

Il terrore di sbagliare

Tema trito e ritrito, ma in fondo qui si discute di banalità.
Il terrore di sbagliare bisogna ammettere che è uno dei fattori che più mi influenza nel quotidiano, la paura di fallire, di risultare incapace in qualcosa, spesso mi porta a non affrontare minimamente una sfida che mi si pone di fronte.
Sono un tipo piuttosto pigro, vi rammento, e in quanto tale di solito non mi butto in avventure dalle quali non abbia la certezza, o almeno una buona sicurezza, di uscire vittorioso (Non mi piace perdere, mi spiace per le fan di De Coubertin, ma non ho mai creduto alle sue parole).
Sono un tipo piuttosto competitivo quando si tratta di rendere "pubbliche" le proprie prestazioni.
Sono un vigliacco, poichè cerco di eclissarmi, quando il mio errore è palese o rischia di divenire di dominio pubblico.
A proposito di tutto ciò, settimana prossima mi tocca l'incontro con una professionista per il laboratorio di comunicazione giornalistica e noi studenti dovremo farle delle domande per una fantomatica intervista.

"Prima regola ragazzi: non esistono domande stupide."

Prego? Ok, forse esisteranno solamente risposte stupide, tuttavia, ti pare che mi arrischierò a fare una figura barbina con una domanda idiota? Mi permetterò di fare domande stupide una volta che il mio nome sarà scritto a caratteri cubitali sull’albo dei giornalisti.
Probabilmente resterò muto per buona parte delle due ore, a meno che non mi decida a fare una lista di possibili domande e scegliere le più interessanti. Probabilmente non lo farò.
Sono pigro, ho paura di sbagliare e non mi assumo le mie responsabilità davanti al popolo.
2/3 delle caratteristiche fondamentali per fare il politico in Italia, quasi quasi cambio i miei progetti.