domenica 12 febbraio 2012

I will always love you...

Almeno fino a che non morirà un altra "regina del pop".
E' morta Whitney Houston all'età di 48 anni, trovata incosciente in una camera d'albergo a Beverly Hills.
Non nego che la cosa mi dispiaccia, tuttavia non vuole essere questo l'argomento del post.
Non appena stanotte ho saputo della notizia, mi sono messo a spulciare in linea gli articoli riguardo la morte della cantante.
Nel mondo del giornalismo esiste un genere di articolo che si potrebbe definire precotto: un articolo che viene preparato in anticipo, chiamato coccodrillo (domandatevi il perché), che parla della morte di un personaggio noto.
Forse la morte di Whitney Houston è stata davvero inaspettata, io personalmente non è che me l'aspettassi, però dubito che molte redazioni non avessero l'articolo pronto già da quando venne fuori la questione della tossicodipendenza della cantante. Ci vuole poco a creare un articolo, da aggiornare una volta ogni tanto e correggere un'ultima volta non appena si ha la conferma che un qualcuno di noto sia davvero morto.
Ma nonostante tutto ciò, la cosa che più mi ha lasciato perplesso sono le tristissime scelte stilistiche dei giornalisti; quegli ovvi luoghi comuni che altro non fanno che creare una sorta di sensazionalismo a cui purtroppo la maggior parte della gente abbocca.
Definire ogni singola cantante "regina" del suo genere musicale è una cosa inutile, di regina ce n'è una e una sola, trovo stupido dare questo titolo a chiunque solo perché è il protagonista dell'articolo (Che si tratti di Whitney Houston, Madonna, o qualsiasi altra cantante che abbia venduto più di due copie di un suo album). Associare perennemente l'utilizzo di droga a una tristezza interiore (tristezza che in alcuni casi, come per Amy Winehouse, era a detta loro anche la sua più grande forza), non è solo una dimostrazione di banalità e incapacità nello scrivere qualcosa di davvero interessante, ma rischia anche di creare lo stereotipo che una persona si droghi solamente perché triste.
Questo non vuole essere un post contro Whitney Houston, voglio che questo sia ben chiaro, mi dispiace sì, ma la questione alla fin fine non è che mi tocchi particolarmente. Questo vuole invece essere una critica a una forma di giornalismo forse un po' sciatto e scontato; perché le tempistiche a cui è sottoposto chi scrive un coccodrillo (tempistiche veramente lunghe rispetto a quelle ordinarie nel mondo del giornalismo) dovrebbero permettere di creare un qualcosa di leggermente più interessante, non un qualcosa che serva a solo a far dispiacere la gente della morte di un personaggio a cui magari non pensava da settimane (e che ora osanna su facebook come la sua guida artistica e spirituale) e a cui non penserà più quando sarà una qualche altra "regina" a morire.

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